Noi Cobas non possiamo che esprimere il massimo sdegno per le reiterate affermazioni sessiste pronunciate da Maurizio Costanzo durante la trasmissione radiofonica “Strada facendo” su Isoradio. Stigmatizziamo le dichiarazioni del giornalista (“quelle frustrate, perché mi rifiuto di chiamarle maestre”, “andare con un maschio di bocca buona” e a “divertirsi in galera con le guardie carcerarie”) perché si è trattato di una vera e propria caccia alle streghe perpetrata nei confronti di alcune donne che, seppure inquisite per un reato loro ascritto, hanno diritto a un giusto processo e comunque fruiscono della presunzione d’innocenza fino alla definitiva sentenza.
Il linguaggio del giornalista tradisce un atteggiamento ancora fortemente maschilista, nonostante il suo ultimo impegno editoriale gli garantisca uno schermo dalle accuse di discriminazione marcatamente sessista. Atteggiamenti forcaioli (“ci dica chi sono coloro che selezionano le maestre che finiscono in prigione:in galera anche loro”), oscenità e insulti proferiti all’indirizzo di donne, madri, mogli, lavoratrici non possono, né devono, trovare spazio, più che mai, in una emittente nazionale pubblica. Emerge un esempio pericoloso di sopraffazione del più forte dalla connotazione maschilista, potenziata dall’alto del potere mediatico dovuto all’ampio consenso e riconoscimento di cui gode il giornalista in questione.
La riflessione femminista dei Cobas coglie questa occasione per denunciare come la discriminazione sessista, nel 2020, sia ancora uno strumento di potere e di controllo sulla donna. Il giornalista ha operato una scelta linguistica che denigra le lavoratrici in quanto donne, non certo per imperizia; sarebbe ingeneroso non riconoscergli la sua grande competenza retorica. Le affermazioni trasudano stereotipi tanto beceri e banali quanto efficaci per delegittimare e svalorizzare la figura sia professionale che umana delle lavoratrici.
Ancora una volta vengono criminalizzate le lavoratrici del mondo della scuola, perché la cultura patriarcale deve mostrare il proprio dominio sulla parte socialmente più debole, servendosi di consolidati e facilmente decodificabili stereotipi maschilisti, che fanno presa su un immaginario collettivo ancora fortemente informato di valori maschilisti. Le maestre in questione, così come tutte le donne, subiscono doppi attacchi, in quanto donne e in quanto lavoratrici.
Si chiede che l’autore delle suddette condotte si scusi prontamente e pubblicamente con le parti offese e che Isoradio voglia riparare l’incidente occorso dedicando uno spazio adeguato (almeno una puntata della trasmissione “Strada facendo”) per trattare delfenomeno dei “Presunti Maltrattamenti a Scuola” (PMS), prendendo spunto dall’indagine “PMS 2014-2019”.
Alla Ministra dell’Istruzione, chiamata in causa nella trasmissione dal conduttore medesimo, si chiede di affrontare urgentemente il fenomeno dei PMS, aumentato di ben 14 volte negli ultimi 6 anni nel totale disinteresse istituzionale, al fine di rassicurare le famiglie degli alunni, tutelare le figure professionali dell’insegnamento ed evitare che le lavoratrici siano in futuro esposte a ulteriori, insensate offese sessiste e accuse fuori dal contesto legittimo attraverso gogne mediatiche.
Noi Cobas, che abbiamo a cuore la salute delle lavoratrici così come l’incolumità dell’utenza, auspichiamo che dal deprecabile episodio possa scaturire la ferma volontà di riflettere sul ruolo sociale e sulle problematiche delle insegnanti lasciate sempre più sole a sostenere, oltreché il proprio lavoro, anche il welfare della famiglia che lo Stato da sempre, non ha mai preso in considerazione.
Esecutivo Nazionale Cobas Scuola