A distanza di due settimane dalla conclusione del Concorso Straordinario docenti, un gruppo di insegnanti precari ha sentito l’esigenza di riflettere sulla situazione quantomeno paradossale che l’espletamento di tale prova li ha costretti a vivere, in un periodo storico così particolare e difficile, fatto di restrizioni sociali e affettive, pur garantendo la presenza quotidiana presso le rispettive sedi di servizio poiché, tra didattica a distanza e in presenza, come ben sappiamo, la scuola non si è mai fermata.
Un concorso in piena pandemia
In piena pandemia, il 22 ottobre 2020 Il Ministero dell’Istruzione ha avviato un Concorso Straordinario riservato ai docenti con esperienza pluriennale nel campo dell’insegnamento, ma il 4 novembre, a causa dell’incremento dei casi di infezione da Covid-19, le prove sono state sospese nel periodo compreso tra il 15 e il 19 febbraio 2021, benché il numero dei casi non fosse diminuito.
Disparità di trattamento
Gli aspetti organizzativi hanno presentato evidenti criticità che hanno impedito di approcciarsi alle prove con la serenità che un momento così importante per la carriera di un docente necessita. Mentre alcune prove si sono svolte nella regione per la quale si era presentata la candidatura, molte altre sono state espletate in regioni diverse rispetto a quelle per cui si concorreva, determinando un’evidente disparità di trattamento di cui, a tutt’oggi, non si conosce il motivo, dal momento che tutte le prove si svolgevano esclusivamente tramite computer e la commissione giudicatrice non era presente durante lo svolgimento del concorso.
Le criticità legate agli spostamenti
Le prove si sono svolte in un momento storico in cui gli spostamenti tra regioni erano (e sono ancora!) interdetti a causa della pandemia, benché la partecipazione al concorso rappresentasse un’eccezione. Senza dubbio, i disagi sono limitati quando si tratta di spostarsi tra due regioni limitrofe o raggiungibili relativamente in poco tempo con i propri mezzi di trasporto. Ma si acuiscono in maniera esponenziale, diventando motivo di stress e di forte dispendio economico, quando si deve attraversare il mare, specie in questi tempi di pandemia in cui, oltre a tutte le difficoltà causate dal virus, il numero delle tratte è ridotto.
Sedi di concorso irraggiungibili
È vero che le aule adibite ai concorsi potevano ospitare al massimo dodici concorrenti (alcuni provenienti dalle zone rosse ma con certificato di negatività al virus!) e, al loro interno, tutte le regole anti covid venivano rispettate, ma la loro ubicazione si è rivelata, spesso, non facilmente né agevolmente raggiungibile,. Infatti, la scelta del Ministero di adibire a sedi concorsuali un elevato numero di aule dotate di computer e connessione a internet ha comportato che le prove si svolgessero anche nelle sedi scolastiche più piccole e periferiche, difficilmente raggiungibili con mezzi pubblici, costringendo i concorrenti, specie quelli isolani, a ulteriori oneri per il noleggio di auto e/o taxi privati, al fine di evitare assembramenti e il rischio di arrivare in ritardo e di essere, così, automaticamente esclusi dal concorso.
I disagi dei partecipanti Sardi
Nel caso specifico della Sardegna, poiché l’insularità rappresenta un limite oggettivo nell’ambito degli spostamenti, le decisioni ministeriali di espletare le prove fuori Regione hanno scoraggiato molti colleghi dal parteciparvi, sia a causa dei costi elevatissimi da sostenere, sia per la paura di contrarre il Covid-19, dovendo necessariamente raggiungere la penisola con mezzi pubblici (aerei o navi), spesso molto affollati. La partecipazione al concorso ha, infatti, rappresentato un viaggio vero e proprio da pianificarsi per tempo, con la richiesta di permessi non retribuiti (essendo docenti precari!), l’acquisto di costosi biglietti aerei o navali e l’individuazione di un alloggio, dato che tutto ciò ha comportato il dormire fuori casa almeno una notte. In termini di costi, dunque, questi sono stati evidentemente gravosi tanto da indurre alcuni colleghi a non partecipare, proprio a causa delle ridotte possibilità economiche che la vita da docente precario assicura, dal momento che non si ha mai la certezza di essere riconvocati l’anno successivo, né, tantomeno, si conosce, eventualmente, la sede, che può distare anche oltre 200 km dalla propria residenza.
La mancanza di informazioni tempestive
La mancanza di notizie certe e tempestive (si ricordi che spesso le sedi del concorso sono state modificate e quelle nuove comunicate solo la sera prima del concorso stesso, e che le procedure concorsuali sono state interrotte il 4 novembre con pubblicazione del decreto nella serata del 3, quando il viaggio era ormai avviato, senza, quindi, avere la possibilità di ottenere i relativi rimborsi) hanno ulteriormente scoraggiato i colleghi dal partecipare alle prove fuori regione. Non ultimo, il timore di contrarre il Covid-19 o di ammalarsi pochi giorni prima del concorso e vedere così sfumata la speranza di coronare il sogno di una vita: entrare in ruolo dopo anni di servizio e i tanti diplomi di maturità rilasciati ad altrettanti studenti, con la consapevolezza e l’orgoglio di aver anche solo minimamente contribuito a tracciare la strada verso il loro futuro.
Concorso straordinario superabile?
Ma, al di là della disparità di condizioni in cui si sono svolte le prove, hanno suscitato perplessità e critiche sia la struttura delle prove sia il tempo previsto per il loro svolgimento. La prova concorsuale era strutturata da una serie di quesiti a risposta aperta che non si possono valutare in maniera equa e oggettiva. Ma soprattutto l’aspetto più avverso si è rivelato il tempo per espletare la prova: solo 150 minuti per rispondere a cinque quesiti su conoscenze relative alla classe di concorso, da inserirsi all’interno di una programmazione e progettazione didattica dettagliate, che dovevano essere costruite con l’applicazione di metodologie e richiami alla normativa. E in più anche cinque quesiti in inglese a risposta aperta. Facendo un rapido calcolo, per ciascun quesito, si avevano, dunque, a disposizione non più di 25 minuti tempo, certamente non equiparabile alle ore pomeridiane che quotidianamente ciascun docente dedica a preparare la propria lezione per il giorno successivo. In tempi così rapidi era semplicemente impossibile rispondere in modo adeguato anche per una persona assolutamente preparata. Di norma per concorsi di tale portata vengono concesse cinque ore. In questo caso, non solo è stata mantenuta la complessità nella strutturazione degli argomenti richiesti, ma i tempi sono stati molto più ristretti del necessario. E dire che i concorsi definiti straordinari dovrebbero essere semplificati!