Noi COBAS Scuola Cagliari abbiamo appreso dal quotidiano L’unione Sarda e dal TG3 regione Sardegna del 19 settembre del corrente anno che tra una cinquantina di compagne e compagni rinviati a giudizio per vari reati, quali danneggiamento, imbrattamento, resistenza a pubblico ufficiale, nell’ambito dell’inchiesta “Lince” ci sarebbero “Terroristi” e “Eversori”.
L’articolo riporta senza alcuna distanza le attuali posizioni della questura e del tribunale, pubblica tutti i nomi, età e residenza delle indagate e degli indagati condannandoli per direttissima nella piazza mediatica. Questi giudizi vengono dati prima che arrivino gli atti con l’informazione di chiusura indagini.
Coloro che nel titolo del giornale sono etichettati come “Terroristi, non antimilitaristi”, in realtà sono perseguiti per essere una delle parti migliori della società sarda perché con lo studio, il lavoro, il loro impegno sociale, politico e civile credono nella giustizia sociale, praticano la solidarietà, manifestano opposizione alla occupazione delle basi militari col loro carico di morte e devastazione del territorio, e perché manifestano contro la produzione di bombe nella fabbrica RWM esportate in l’Arabia Saudita per massacrare la popolazione civile dello Yemen. Hanno subito cariche, violenze, pestaggi, intercettazioni e pedinamenti, in altre parole: hanno subito la repressione.
Molti di loro non avranno un lavoro, non potranno continuare i loro studi, saranno licenziati, perché questa è la nuova frontiera della repressione, colpire chi si oppone con i licenziamenti, sporcando le fedine penali in maniera tale che non possano più partecipare ai concorsi o occupare un posto di lavoro pubblico (ma anche privato).
La repressione fa pendere su queste nostre compagne e compagni pene severissime. In Sardegna l’apparato repressivo non è nuovo a questi teoremi. Ricordiamo il caso di Bruno Bellomonte, che, dopo ventinove mesi di carcere duro, per accuse di terrorismo, è stato prosciolto definitivamente e con formula piena. Per lui, i compagni e le compagne COBAS manifestarono arrivando allo sciopero della fame. Ricordiamo le accuse di terrorismo poi risultate infondate ai compagni Antonello Pabis e Luisi Caria. Ancora, l’operazione Arcadia, diciotto indagati e undici persone arrestate nel 2005 con l’accusa di associazione eversiva (poi scarcerate), il cui processo non è ancora concluso ma che ha eliminato politicamente una parte dell’indipendentismo, definita dalla stessa informazione “una pagina inquietante” della magistratura sarda. Tanti altri casi definiti come associazione terroristica anarcoinsurrezionalista, definizione coniata da ministri degli interni sardi di dubbia fede democratica.
Questa nuova ondata repressiva, a nostro avviso, si inserisce bene nella concertazione tra i sindacati confederali, che in Sardegna si oppongono alla chiusura delle basi militari e delle fabbriche di armi, e governi impegnati nella configurazione di uno stato securitario sul modello sionista con l’opposizione criminalizzata e ridotta al silenzio.
Noi COBAS Scuola Cagliari saremo a Capo Frasca il 12 ottobre con tantissime associazioni, comitati, compagne e compagni alla manifestazione contro l’occupazione militare e le esercitazioni, anche per esprimere in quel contesto la nostra solidarietà alle compagne e compagni rinviati a giudizio.
Promuoveremo altre iniziative pubbliche di solidarietà